La nostra idea di Mestre
A) Una storia lunga molti secoli
La ricerca storica ha ben messo in luce come il nucleo originario della nostra Città, dopo i primi insediamenti di epoca imperiale romana lungo l’importante via Annia che collegava Adria ai centri di Altino e Aquileia, risale ad almeno il IX secolo, e come si sia sviluppata prima sotto il controllo della Signoria Scaligera di Verona e poi sotto quello della Repubblica di Venezia, come importante centro agricolo, di artigianato e di scambi.
L’assetto urbano nei secoli è cambiato, seguendo direttrici commerciali e strutturali che l’hanno movimentato, dall’originario nucleo del Castelvecchio, tra i due rami del Marzenego, al successivo nucleo medievale del Castelnuovo, in direzione Treviso, di cui ci rimane la famosa ‘Torre’, fino al grande cambiamento impresso dall’apertura del Canale Salso. E fino al grande sviluppo della seconda metà dell’800, con l’arrivo della ferrovia e la costruzione di molti dei nuovi edifici simbolo del centro Città (il Duomo, il Teatro, la Galleria..).
Una storia di Comune autonomo, anche nei primi cinquanta anni di unità di Italia.
B) Mestre, Città della Scienza e della Tecnologia
Mestre ha una storia plurisecolare, come dimostrano le molte vestigia ancora visibili e come documentato da numerose ricerche storiche.
Ma il suo sviluppo principale è avvenuto soprattutto nel ‘900, sotto la spinta dell’espansione manifatturiera avvenuta nella zona industriale di Marghera e nelle altre molteplici aree produttive sviluppatesi (a est, nord, e ovest) intorno all’area urbana cittadina.
Se alcune di queste ‘radici’ si sono nel tempo inaridite, soprattutto negli ultimi anni è cresciuta e fiorita una significativa pluralità di centri di ricerca e di tecnologia che hanno ulteriormente innalzato il livello qualitativo del tessuto scientifico del territorio: basti pensare ai due Dipartimenti del Campus di Ca’ Foscari in via Torino, alle sedi dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) al Vega, ai Laboratori di Tecnologia dei Materiali IUAV e alla Stazione Sperimentale del Vetro, sempre in Via Torino, alle eccellenze mediche attive nell’Ospedale dell’Angelo.
Nel suo itinerario moderno e nel suo divenire attuale la Città ha dunque un’anima di alto valore, cui tra l’altro hanno contribuito nei decenni molti ‘nuovi residenti’ provenienti da tutta Italia, ben distinta da quella storica di Venezia, una identità di grande spessore quale Città di Scienza e Tecnologia, che si esprime nei suoi centri di ricerca e nelle molteplici attività di manufattura e servizi ad alto contenuto scientifico-tecnologico.
E’ una identità, tuttavia, che (ancora) non sentiamo emergere con forza e nitidezza, troppo spesso offuscata da ombre o nebbie obsolete che richiamano, di volta in volta, la città-dormitorio, il disordine e la bruttura urbanistica, la presunta ‘modestia’ degli abitanti.
E’ una identità, viceversa, da evidenziare e promuovere con la massima forza, specie in quanto motore di futuro sviluppo sociale, economico e culturale, uno sviluppo che sappia co-esistere e interagire con le attività artistico-letterarie di livello internazionale centrate su Venezie e contrastare la altrimenti corrosiva monocultura del l’Hospitality.
Questo intende fare la nostra Associazione, creando occasioni in cui il pubblico ‘viva’ tale identità, e favorendo così anche momenti di networking tra le diverse Istituzioni di Ricerca e di collaborazione tra le Associazioni culturali della nostra Città.
C) Mestre e il suo Territorio
La riflessione che abbiamo sopra proposto sull’identità della nostra Città suggerisce che il contorno sociale, economico, territoriale che abbiamo in mente quando pensiamo a Mestre è, in primis, quello dell’intera area di terra rientrante nei confini amministrativi del Comune di Venezia: un territorio ricco, tra le molteplici aree urbanizzate e industrializzate, anche di preziosi ambienti ‘verdi’, di acque, parchi, boschi, aree agricole e naturali.
E’ un contorno cittadino che presenta un reticolo di numerose singolarità urbane e storiche (Favaro, Campalto, Marghera, Zelarino…) e che dunque si presenta variegato e articolato, ricco di una dinamica civile (da favorire ed incoraggiare ulteriormente) che previene in molti ambiti la problematica diarchia centro-periferia.
Ma è altresì un contorno che si riconosce positivamente permeabile ad altre importanti realtà urbane vicine: sia verso i centri ‘minori’ dell’immediato circondario (da Spinea alle quattro ‘M’: Mira, Martellago, Mogliano, Marcon) sia verso le altre Città dell’area grande PaTreVe.
Questa permeabilità è anche una sfida:
- a sviluppare e promuovere la propria identità in modo da interessare ed attrarre (se-durre) i membri delle altre comunità vicine,
- a cooperare-competere con tale comunità, in modo intelligente, in quei settori, rilevanti per il proprio sviluppo, in cui strutture, soggetti e competenze importanti (dalle Università, alle Istituzioni, alle Associazioni..) siano presenti anche da loro.
C) Mestre e Venezia
Da circa 100 anni Mestre e Venezia sono riunite amministrativamente sotto un unico Comune.
In oramai molteplici occasioni si è a lungo dibattuto (e votato) sull’opportunità di ri-dividere tale entità in due separati Comuni, sottolineando con energia i pro ed i contro delle rispettive posizioni.
La nostra Associazione ha scelto sin dal suo avvio di non prendere una propria posizione in tale discussione, sforzandosi di ospitare con equilibrio le diverse opinioni sul tema dei i propri Associati e followers.
Ma crede tuttavia con forza che anche a fronte di un’unica Amministrazione, a un unico Comune, come è attualmente e potrà continuare a essere nel futuro, vada riconosciuto che le Città sono intrinsecamente due, con distinte identità e mission (pur con le ovvie ed evidenti sinergie), e che solo partendo da tale constatazione potrà darsi risposta alle sfide di crescita e sviluppo (e/o sopravvivenza!) che esse hanno dinanzi.
Riconoscere le due Città implica elaborare due strategie di sviluppo e benessere, integrate ma distinte, capaci di valorizzare i rispettivi (a volte molto distinti) punti di forza e di operare per mitigare i punti di debolezza, mirate ad affrontare le distinte minacce e di sfruttare le distinte opportunità, cercando anzi di far valere, in queste strategie, i punti di possibile sinergia e di ‘gestire’ consapevolmente i nodi di possibile divergenza di interessi.
Approcci alternativi, confusamente ‘unitari’, portano solo ancora, come purtroppo accaduto nel passato, ad un mix di sforzi velleitari (proprio perché non sostenuti da fattori solidi di identità e risorse) e di ‘cerchiobottismo’ improduttivo.